big bang

La teoria del Big Bang

Quando la scienza mette in crisi se stessa

Ci sono teorie scientifiche che diamo per scontate e che prendiamo per vere e assodate tanto che diremmo che sono “scientificamente provate”.

Una teoria, per definizione, non può essere al 100% vera perché, nel caso lo fosse,  sarebbe una certezza e non più una teoria.

Una teoria scientifica, secondo la filosofia della scienza induttiva, è il risultato di un  processo logico basato su osservazioni dalle quali si trae una conclusione e questa dà vita, appunto, a teorie, regole, leggi universali o generali. Tra queste teorie  c’è quella famosa del Big Bang che spesso e volentieri troviamo a pagina 1 di tutti  i testi scolastici delle elementari e che leggiamo ed impariamo durante l’ora di  Scienze.

Scienziati, filosofi e religiosi ci deliziano facendoci immaginare l’inizio e lo sviluppo  dell’Universo ed ipotizzando anche su come lo stesso finirà.

Spesso, non sempre, le teorie di scienziati e filosofi sono contrapposte con le certezze di chi ha fede nella creazione.

Fatto sta che ciò che spesso non sappiamo è che le teorie ci sono e possono essere rafforzate o smontate e la storia è piena di esempi di teorie considerate giuste  per decenni, se non per secoli, e poi cadute per mano del progresso scientifico.

La domanda che pongo ai lettori è: quante teorie del Big Bang conosci, anche solo  vagamente? Una, diremmo in molti, se non la stragrande maggioranza delle persone. Il Big Bang è una grande esplosione dalla quale nasce e si sviluppa tutto,  aggiungeremmo.

La realtà invece parla di almeno 17 teorie che competono tra di loro e molte opposte l’una all’altra.

La cosa curiosa è che la teoria più in auge non prevede neppure un’esplosione iniziale ma parla di evoluzione, di espansione dell’universo e di raffreddamento dello  stesso in un secondo stadio perché l’inizio è totalmente ignoto a noi e questo può  solo significare che l’idea che abbiamo del Big Bang è totalmente falsa e falsata.

Quando parliamo dell’Universo parliamo di miliardi e miliardi di anni luce di spazio  e materia ma ciò che riusciamo ad osservare, grazie al progresso della scienza, si  riduce al 5% dell’universo osservabile e ciò significa, tradotto in poche parole, che

sono più le cose ignote rispetto a quelle che conosciamo e che tutte le teorie potrebbero essere stravolte da nuove osservazioni.

Grandi fisici e scienziati come Einstein e Hubble, meno di cent’anni fa, ribaltarono  la concezione che si aveva dell’universo con le loro scoperte in campo fisico ed astronomico ed è così che gli astrofisici di oggi da un momento all’altro potrebbero  dichiarare decadute tutte le teorie fino ad oggi ipotizzate, insegnate e diffuse come  “vere”.

Che senso ha questo articolo?

In questi anni, e dopo tante missioni spaziali durate anche decine di anni, gli astrofisici hanno osservato nuovi elementi che ora sono in via di elaborazione. Il risultato di queste elaborazioni potrà confermare, escludere o ribaltare nuovamente tutto

ciò che fino ad ora “conosciamo” (per modo di dire), ma ancora avremo una sola  certezza: sono più le cose che non sappiamo sull’universo rispetto a quelle che  sappiamo, troppe incognite e troppe non risposte. Si brancola ancora nel buio.

La scienza è utile, è straordinaria ma non dà le risposte ultime e non tutto quello  che funziona, scientificamente, significa che è giusto e vero perché la scienza  stessa potrebbe dimostrare il contrario.

Perché gli scienziati ci tengono nascoste queste cose quindi facendo  passare come vere queste “teorie”?

La verità è ben diversa perché nessuno scienziato affermerebbe mai una cosa del  genere: la ricerca della verità non è la verità stessa ed una conclusione scientifica  non è quasi mai del tutto definitiva.

Spesso è per pigrizia che accettiamo spiegazioni semplicistiche, finite ed impacchettate e non ci curiamo se ciò che prendiamo per vero lo sia effettivamente ma  questo è dovuto al fatto che queste spiegazioni non cambiano o non condizionano  le nostre vite quotidiane e stimolano la curiosità di coloro che fanno una ricerca introspettiva di sé e dell’esistenza.

In conclusione

Louis Pasteur disse: “poca scienza allontana da Dio ma molta scienza riconduce a  Lui”.

La natura degli uomini è la curiosità, ma quando questa non viene stimolata muore  o si nasconde in una fitta nebbia e spesso ci servono delle scosse nelle nostre vite  per riscoprire questa nostra natura.

Il Big Bang è l’inizio ma come sia avvenuto quest’inizio è per tutti un mistero e  qualcuno cerca di dimostrarlo per negare o affermare Dio.

La fede spazza via questo dubbio in due lettere “كن” (kùn) che è l’imperativo del verbo essere “sii, sia, siate o siano” e tutto si originò.

Oggi, solo il neoateismo (a cui fanno riferimento scienziati come Stephen Hawking)  nega convintamene la creazione, mentre tutti gli altri scienziati, anche coloro che

non credono, non possono, secondo i loro stessi principi, negare ciò di cui non  possono avere una prova e ritengono plausibile la spiegazione che porrebbe un  disegnatore all’inizio.

Il Big Bang, è quindi una realtà? Sì, ma come sia avvenuta questa realtà probabilmente non lo scopriremo con le sole osservazioni ma con una ricerca più approfondita, la già citata introspezione.

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